Varcata la porta Cerere, una delle porte d’ingresso della bellissima città laziale, ci si trova immediatamente immersi in un mondo antico, quasi perfettamente conservato.
L’atmosfera si fa più rada, il silenzio più presente e avvolgente, e i tenui rumori domestici si possono percepire tra le voci pacate delle persone, cittadini e turisti, che passeggiano per le vie antiche. Il primo riferimento alla grande storia pontificia e al noto schiaffo di Anagni lo si può incontrare proprio all’ingresso: affissa su porta Cerere, infatti, si trova una lapide marmorea recante i versi danteschi “… veggio in Alagna entrar lo fiordaliso / e nel vicario suo Cristo esser catto / veggiolo un’altra volta esser deriso / veggio rinnovellar l’aceto e ‘l fele / e tra vivi ladroni esser anciso”.
La lettura dei versi, per un attimo, come un’immagine cristallizzata nel tempo, permette quasi di scorgere il Sommo, pensieroso, crucciarsi per l’incresciosa situazione e rammaricarsi per la nuova cattività del Redentore.
Risalendo lungo la via principale, tra la meraviglia di materiali di reimpiego -come i capitelli romani all’ingresso di quelli che oggi sono negozi-, tripudio di bifore e trifore dei palazzi tardo medievali, scorci mozzafiato rubati nei piccoli vicoli laterali, si giunge alla prima piazza della città, ove sorge un bellissimo Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, che domina una meravigliosa vallata lussureggiante e si affaccia su un giardino pubblico molto curato.
Proseguendo lungo l’erto cammino, si trovano le testimonianze della fede e della devozione dei cittadini e dei loro avi: edicole votive con Madonnine affrescate fanno capolino sui muri e osservano benedicenti i viandanti, quasi a volerli rassicurare.
Tra le varie chiese presenti nella città, risaltano quelle dedicate alla Madre di Dio: Chiesa Madonna del popolo, Chiesa Madonna di Loreto, Cattedrale di Santa Maria che è straordinariamente bella, luminosa e presenta un magnifico pavimento cosmatesco dove il fiore della vita trionfa nelle sue varie declinazioni.
Passeggiando per la città si scopre, inoltre, la presenza della chiesa e del monastero di Santa Chiara e l’esistenza del monastero della Carità, fondato da Santa Claudia De Angelis, religiosa originaria di Anagni e fondatrice delle Suore Cistercensi della Carità.
Sin da bambina Ella aveva mostrato grande generosità al punto che la madre era costretta a nascondere e a chiudere a chiave ogni cosa domestica, perché regalava qualunque cosa le venisse alla mano ai poveri della città. Pose la sua formazione spirituale sotto la guida di Santa Caterina da Siena. Dopo varie vicissitudini e processi per false accuse di eresia, da cui uscì indenne e innocente, riuscì nell’intento di fondare un’opera pia per le donne meno fortunate. Il 25 maggio 1709 fu aperta la Scuola Pia della Carità per le povere zitelle, in una casa presa a pigione vicino alla chiesa dei SS. Cosma e Damiano.
Quello che fu il Palazzo di Bonifacio VIII, dopo la sua morte, rimase in proprietà ai Caetani fino al 1690; passò quindi alla famiglia degli Astalli, imparentati per via matrimoniale con i Caetani, come lascito testamentario del marchese Orazio Caetani; nel 1764 l’ultimo degli Astalli, Tiberio Junior, morì indebitato.
L’Opera delle Suore Cistercensi della Carità, figlie spirituali di Madre Claudia De Angelis (1675-1715), aveva allora mezzo secolo di vita.
Le suore riscattarono il Palazzo e lo annessero alla loro Casa Madre settecentesca, creando col tempo un grandioso isolato.
Attualmente, nei diversi livelli del Palazzo, le suore ospitano la Scuola Materna “Sr. Claudia De Angelis”, la foresteria per i pellegrini che camminano sulla Via Francigena e il museo “Palazzo Bonifacio VIII”.
Nel giardino antistante il Palazzo Bonifacio VIII è presente una composizione di sculture bronzee, opera del Maestro Tommaso Gismondi, originario della città, che rappresenta il Cristo Crocifisso. Ai piedi della Croce vi sono le Tre Marie, segno del femminile costantemente presente nella vita di Gesù, e un bambino che allunga il suo braccio e protende il suo corpo verso il Cristo.
Anagni rivela essere, dunque, oltre che una città molto suggestiva, ricca di storia e di cultura, un luogo la cui storia è profondamente segnata dal femminile. E continua ad esserlo anche oggi nelle sue varie espressioni: vi sono, infatti, molte attività commerciali e di tipo artigianale gestite da donne con l’intenzione di riscoprire le arti tradizionali e di restituire loro la visibilità che meritano, e locali particolari, ricavati in antiche cantine di monasteri, ove, perfettamente conservati e custoditi, dominano ancora potenti strumenti di lavoro di mille e più anni fa. Locali gestiti al femminile nei quali poter gustare ottimi piatti, anche senza glutine.
Percorrere le vie di Anagni significa compiere una bella passeggiata nel tempo, ricca di cultura e di passione, che permette di scoprire una storia femminile, quasi sotterranea, poco nota ma sicuramente molto incisiva, come solo le donne sanno essere quando decidono di modellare la realtà.
Roberta Fidanzia