Femininum Ingenium. Collana di studi sul genio femminile. I volume.

Femininum Ingenium. Collana di studi sul genio femminile. Volume I.

Femininum Ingenium.
Collana di studi sul genio femminile.
Volume I.

Il primo volume di Femininum Ingenium. Collana di Studi sul Genio Femminile, presenta la riedizione del primo volume della Collana di Studi e Ricerche Femininum Ingenium. Pensiero femminile: storia e teorie, che annovera tra le sue autrici alcune delle più importanti studiose del settore ed offre al lettore una serie, molto ricca, di riflessioni sul tema del femminile, ma anche su alcuni temi fondamentali della speculazione, declinati ed osservati attraverso uno sguardo femminile.

Il primo saggio è quello della nota fenomenologa Angela Ales Bello, che propone interessanti riflessioni sulla natura e sulla vita per mezzo di una approfondita ricognizione e presentazione degli studi di due importanti pensatrici del XX secolo: Hedwig Conrad Martius, che si sofferma sull’origine della vita confrontandosi con pensatori coevi di matrice evoluzionista e positivista, e Edith Stein, che esamina l’essere umano nella sua costituzione corporea e nella sua dimensione psichica, confrontandosi anch’ella con la linea positivista della speculazione, e aprendo così la via alla considerazione della vita spirituale.

A seguire il saggio della filosofa politica Gabriella Cotta, che si sofferma sul tema della famiglia, sottolineando la necessità della riapertura di un dibattito serio e razionale sul significato di questo istituto, operandone una risemantizzazione alla luce dei cambiamenti che su di essa si stanno operando. Propone, pertanto, un’attenta analisi di queste istanze, sostenute da più parti nel dibattito internazionale, e lo fa con l’ausilio delle argomentazioni proposte da Michel Henry, che, utilizzando l’approccio fenomenologico, orienta la propria ricerca speculativa a partire dall’orizzonte dell’apparire come ‘condizione radicale di possibilità dell’essere’.

Il saggio di Roberta Fidanzia presenta la figura, ormai nota, di Christine de Pizan, che nella sua riflessione riconduce la fondazione della città –e della politica – al risultato di un’azione femminile. La città è il luogo della civiltà, una civiltà che viene ricondotta al sapere delle donne, che inventano le arti, la tessitura, la scrittura, la poesia, le armi, che sanno trasformare un mondo selvaggio e bestiale in civile e cittadino. La città è il luogo della legge e Cerere ha anche il merito di aver condotto l’umanità verso una società regolamentata dal diritto. Vi è quindi stretta relazione tra il progresso sociale ed il sapere, relazione che viene portata a compimento attraverso personaggi femminili, dimostrando un’interessante originalità di pensiero ponendosi più di sei secoli fa in un’ottica che si potrebbe definire di genere.

Raffaella Leproni ci conduce nel mondo narrativo di Maria Edgeworth, autrice inglese che entra a pieno titolo nel dibattito pedagogico del XIX secolo e di cui è possibile comprendere l’impostazione attraverso l’analisi dei suoi romanzi, con una lettura di secondo livello, nella quale i suoi personaggi, come la maggior parte dei suoi contemporanei in carne ed ossa, “sono quello che leggono”, ossia sono il prodotto della cultura entro la quale si muovono e della tradizione cui fanno riferimento. Le loro relazioni sociali diventano, dunque, il riflesso e l’indicatore delle loro posizioni personali, del loro modo di porsi, attraverso la conversazione, su ogni aspetto della vita quotidiana, oltre che, di conseguenza, un’affermazione del loro valore morale ed intellettuale.

Eleonora Masci riprende l’analisi dell’autrice Christine de Pizan, soffermandosi sui temi della guerra e della pace nelle sue opere letterarie e sottolineando ch’ella, per prima in molti campi, si è impegnata nella difesa delle donne, dando loro voce, ma soprattutto un luogo, una Città ideale, in cui sviluppare il loro talento. Si è cimentata, infatti, in settori tradizionalmente considerati maschili, come il governo della cosa pubblica, la politica, l’arte della guerra, la conservazione della pace. In questi campi ha saputo apportare contenuti nuovi ed un punto di vista personale, lasciando opere che attualmente sono oggetto di rinnovato interesse per gli studiosi di varie discipline.

Il saggio di Teresa Serra si sofferma sulla figura nota di Hannah Arendt, dedicandosi ad alcuni aspetti della sua opera meno divulgati, ma significativi della sua riflessione, nella quale, secondo Serra, ciò che spinge la pensatrice tedesca a rifiutare la costrittività della logica, ma anche ogni forma di prevedibilità storica delle correnti marxiste, è il timore che l’uomo di oggi, pressato da una civiltà dell’avere e dell’efficienza, possa diventare un momento di un meccanismo che, soggetto alla ferrea logica del processo e di una automazione che assume i contorni di una verità, alieni totalmente la sua umanità e si sottometta a una normatività che gli faccia perdere di vista il significato della propria dignità e libertà.

Il saggio di Eugenia Toni, partendo da una introduzione in cui illustra alcuni riferimenti biblici e filosofici su cui si fonda la base teologica e da cui viene assorbito il linguaggio della mistica medievale Margherita Porete, offre un prezioso confronto tra alcune esperienze storicamente vicine, ma lontane geograficamente e culturalmente, quella di Meister Eckhart, di Margherita Porete, appunto, e di Gregorio Palamas. La finalità perseguita nel saggio è quella di fornire delle note di ricerca tra i tre autori, con un’attenzione particolare alla mistica belga, il cui pensiero, pur rendendola affine al Meister e al dottore esicasta, ancora oggi attende giustizia e riabilitazione.

La studiosa Ileana Tozzi ci conduce, con la lettura del suo saggio, nella città di Leonessa, accompagnandoci in un itinerario storico dalla sua fondazione attraverso le sue alterne vicende, con una attenzione particolare al monastero di San Giovanni Evangelista, fondato nel XIII secolo con una prima comunità femminile intitolata inizialmente a Sant’Antonio, poi a San Giovanni Evangelista, ispirata alla regola agostiniana e soggetta alla diretta autorità del Vescovo di Rieti. La descrizione del monastero immerge il lettore nella meraviglia dell’arte religiosa italiana, che nei secoli ha arricchito il patrimonio del reatino di opere straordinarie e dalla potente simbologia. Opere che meritano interventi di cura e restauro che li custodiscano e, ove necessario, le riportino all’originale splendore.

Il volume si chiude con una rassegna su convegni, seminari e novità librarie sulle questioni femminili e sulla storia delle donne a cura di Maria Teresa Antonia Morelli.