Dal 14 al 16 luglio 2023 si è svolta a Pomezia (RM) la Festa dedicata a San Benedetto Abate, patrono della città pontina, organizzata congiuntamente dal Comitato per i Festeggiamenti e dal Comune di Pomezia, e fortemente desiderata dal neo Sindaco Veronica Felici.
Invitato a collaborare per la parte culturale dal Comitato San Benedetto nella persona di Giovan Battista Maura, il Centro Studi Femininum Ingenium, diretto da Roberta Fidanzia e Angelo Gambella, ha proposto due interessanti pomeriggi di approfondimento: il primo dedicato ad una riflessione circa l’insegnamento di San Benedetto e il valore della sua eredità religiosa e culturale per il mondo contemporaneo; il secondo dedicato alla presentazione del libro Maternità. Riflessioni e prospettive intorno al cuore del femminile, inserito nella Collana di Studi sul genio femminile del CSFI. Agli incontri culturali hanno partecipato docenti di varie università italiane: Paolo Armellini (Sapienza), Maria Novella Campagnoli (Tor Vergata), Giovanni Franchi (Teramo).
L’insegnamento di San Benedetto, nato a Norcia intorno al 480 d. C., dopo il declino della civiltà romana, è un simbolo della nascita della cultura europea, vero fondatore del monachesimo medievale. Per il suo biografo, San Gregorio Magno, Benedetto è «un astro luminoso in un secolo buio», un’epoca segnata da una grave crisi di valori. Infatti, già solo due secoli dopo la sua morte in Europa erano stati eretti più di mille monasteri guidati dalla sua Regola.
Lo storico medievista Jacques Le Goff nei suoi studi sull’epoca medievale, scrive: «Dovremmo domandarci a quali eccessi si sarebbe spinta la gente del Medioevo, se non si fosse levata questa voce grande e dolce». L’importanza della domanda di Le Goff emerge in tutta la sua attualità soprattutto in occidente, e rivela quanto il pensiero e l’opera di San Benedetto possano essere ancora di grandissimo aiuto e supporto per recuperare il senso e il significato dell’essere umano e il suo ruolo nella storia del mondo.
Dopo il declino della civiltà romana, infatti, la sua Regola, che riassume la tradizione monastica orientale adattandola con saggezza e discrezione al mondo latino, apre una via nuova alla civiltà europea. Nella sua “scuola” hanno un ruolo determinante la lettura meditata della parola di Dio e la lode liturgica, alternata con i ritmi del lavoro in un clima intenso di carità fraterna e di servizio reciproco. Nel solco di San Benedetto sorsero nel continente europeo centri di preghiera, di cultura, di promozione umana, di ospitalità per i poveri e i pellegrini.
Papa Paolo VI, proclamando il 24 ottobre 1964 San Benedetto Patrono d’Europa, intese riconoscere l’opera meravigliosa svolta dal Santo mediante la Regola per la formazione della civiltà e della cultura europea. “Oggi l’Europa – uscita da un secolo profondamente ferito da due guerre mondiali e dopo il crollo delle grandi ideologie rivelatesi tragiche utopie – è alla ricerca della propria identità. Per creare un’unità nuova e duratura, sono certo importanti gli strumenti politici, economici e giuridici, ma occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti difficilmente si potrà ricostruire l’Europa”.
Anche Benedetto XVI, parlando di San Benedetto, ha affermato che “per la sua misura, la sua umanità e il suo sobrio discernimento tra l’essenziale e il secondario nella vita spirituale, [la Regola] ha potuto mantenere la sua forza illuminante fino ad oggi”.
Per affrontare l’analisi di questi temi, il Centro Studi Femininum Ingenium ha invitato i docenti universitari Paolo Armellini e Giovanni Franchi, che sul palco posizionato tra la sede del Comune e la Chiesa di San Benedetto, hanno spiegato ed illustrato il valore dell’opera culturale del Santo.
In particolare, Paolo Armellini, Professore associato abilitato ordinario in Storia delle dottrine politiche, Facoltà di Scienze politiche, Sociologia, Comunicazione presso la Sapienza Università di Roma e membro del Comitato Scientifico del Centro Studi Femininum Ingenium, ha soffermato la sua attenzione sulla presentazione della vita di S. Benedetto nel contesto storico e teologico del periodo compreso fra il 400.d.C. e il 540 d.C. La sua attività è nota solo grazie al II libro dei Dialoghi di Papa Gregorio Magno, che ascoltò tutti coloro che lo avevano conosciuto per offrirci una lettura della sua vita che servisse da stimolo e di crescita del Cristianesimo postcostantiniano, ormai non più perseguitato dall’Impero, ma attraversato dalle depressioni economico-sociali e religiose determinate dalle scorrerie in Italia dei barbari e dalla perdita di punti di riferimento classici. Solo la Chiesa, infatti, con la sua organizzazione amministrativa con diocesi e monasteri ha rappresentato una via di uscita. S. Benedetto ha rappresentato, con la costruzione di conventi ispirati alla Regola, l’affermazione di un modello di vita cenobitica, che superava le stravaganze del monachesimo del deserto di pura fuga del mondo, per costruire una nuova civiltà sull’esempio di vari modelli cenobitici dei monachesimi. In essi era prevalente quella visione più equilibrata che legava la ricerca della verità della fede e delle virtù per la ricerca della vita eterna col ritmo quotidiano della vita, fatta anche di lavoro e di studio. In un periodo in cui Giustiniano ha edificato il Corpus Iuris, recuperando il diritto civile e privato romano per la costruzione dell’Occidente medioevale, Gregorio Magno favorisce l’adozione della Regola benedettina dell’“ora et labora”, adatta ad una vita religiosa non astratta e separata dal mondo, ma fondato sull’idea comunitaria di persona che ha permesso di far incontrare la sapienza dei monaci con la vita concreta dei popoli. Il monastero diventa ovunque il luogo per il ritorno ad una umanizzazione dei rapporti civili e sociali con l’avvio di lavori di urbanizzazione e bonifica dei terreni, avviando alla crescita di una nuova economia fondata sulla solidarietà, con la ripresa del mondo agricolo, artigiano e commerciale in contrapposizione al modello concorrente della feudalizzazione, che ha gerarchizzato invece i rapporti sociali ed economici. Accanto al lavoro dei campi, va considerato lo studio della cultura pagana e cristiana che si è consolidata col lavoro di amanuensi, i quali -con le loro trascrizioni da inviare agli altri monasteri- hanno di fatto tramandato la cultura antica a noi europei.
A seguire, Giovanni Franchi, Professore associato di Storia delle Dottrine Politiche presso l’Università di Teramo e membro del Comitato scientifico di “Christianitas” e “Voci della Politica”, riviste a carattere scientifico la cui pubblicazione è attualmente proseguita dal Centro Studi Femininum Ingenium, ha dedicato il suo discorso alla ricostruzione di un elemento fondamentale della Regola di San Benedetto: la prudenza.
San Bendetto non solo ha avuto un ruolo decisivo per la spiritualità della civiltà europea e occidentale, ma anche per la trasmissione di principi dal mondo antico al nuovo mondo. Ad esempio, l’etica politica antica era dominata dall’idea di virtù e dalla phronesis (prudenza), virtù intellettuale del retto agire nel caso concreto. San Benedetto recupera questa eredità e trasmette alla cultura europea questa virtù, attraverso il concetto di discretio, ovvero la capacità dell’abate di trovare i mezzi migliori per condurre alla perfezione di vita i singoli monaci. L’abate, dunque, deve sapere leggere e discernere la realtà. Una cosa che noi abbiamo perso, poiché viviamo in un’epoca in cui per decenni ci hanno parlato della post verità, ovvero di un mondo privo di realtà. In un siffatto mondo, non è possibile decidere bene né per se stessi né tanto meno per la comunità. Nel XIII secolo, San Tommaso, che da giovane era stato novizio a Montecassino, riscopre la virtù della prudenza. Seguendo questo filo rosso di San Benedetto, che nei secoli continua ad operare dietro la storia del pensiero politico, nel XX secolo l’identità tra prudenza e discretio è riconosciuta dal filosofo benedettino Daniel Feuling, docente di Teologia fondamentale e Filosofia Cristiana in Austria e Germania, in un suo interessante saggio del 1925.
In occasione dell’apertura del secondo pomeriggio culturale, la Dott.ssa Roberta Fidanzia ha ricordato che Il Centro Studi Femininum Ingenium collabora sin dalla sua fondazione, nel 2020, con il Comune di Pomezia e molte sono state le iniziative svolte sul territorio: a partire dal Festival e Premio Letterario al femminile “Le Parole di Lavinia”, di cui quest’anno il Centro Studi sta lavorando alla quarta edizione, svolto alternativamente tra il Museo Città di Pomezia e il Museo Archeologico Lavinium; il Convegno sulle Figure femminili nella Divina Commedia, svolto in occasione del VII Centenario della morte di Dante Alighieri presso il Museo Città di Pomezia con il contributo del Comune e della Regione Lazio; il Convegno sul Ruolo delle donne nelle opere di Pier Paolo Pasolini, svolto in Aula Consiliare l’anno scorso, sempre con il contributo del Comune e della Regione Lazio. Tutte queste iniziative hanno portato a Pomezia relatori di altissimo livello, appartenenti a numerose università italiane, contribuendo ad innalzare anche l’interesse del turismo e a rendere la città un vero e proprio salotto culturale.
Non solo. Il Centro Studi Femininum Ingenium, infatti, quest’anno è stato invitato a partecipare ad un importante Convegno internazionale in Romania e, la Presidente Fidanzia e il Direttore Angelo Gambella, ricevuti dall’Ambasciatore italiano in Romania e dai Dirigenti dell’Accademia Romena di Timisoara hanno portato, oltre ai frutti del lavoro istituzionale e di quello svolto in collaborazione con varie università italiane, anche i frutti del lavoro svolto con Pomezia, consegnando all’Ambasciatore e all’Accademia Romena tutte le pubblicazioni del Centro Studi, comprese quelle realizzate in collaborazione con le realtà culturali istituzionali del territorio. È stata quindi un’occasione per portare all’attenzione di prestigiose istituzioni straniere anche la vivacità culturale della città.
La Dott.ssa Fidanzia ha evidenziato che il volume Maternità. Prospettive e riflessioni intorno al cuore del femminile, è il VI della Collana di Studi sul genio femminile Femininum Ingenium. Ad esso hanno contribuito, su invito e in risposto alla call diffusa dal Centro Studi, studiosi appartenenti a varie università italiane e al mondo della ricerca.
Il tema proposto in questo volume è appunto quello della maternità, da sempre indagato e analizzato, ma oggetto di vivace discussione soprattutto negli ultimi anni. La maternità, quale peculiare potenzialità esclusivamente femminile, è stata recentemente oggetto di una riflessione dicotomica: intesa, da una parte, come vincolo imposto dalla società alla donna, da cui scaturisce la pretesa liberazione, con ogni metodo e ogni misura, dal presunto giogo della propria natura; dall’altro, la concezione della maternità (o paternità) è intesa quale nuova forma di diritto, il ‘diritto’ ad un figlio, necessariamente perfetto, con la pratica di soluzioni mediche e/o contrattuali che minano la concezione del diritto naturale del nascituro, se non del futuro nato non ancora concepito, e che mettono in discussione l’intera concezione antropologica, proponendo visioni che non solo assecondano il desiderio, ma elevandolo a diritto, ne pretendono il conseguente riconoscimento da parte dell’ordinamento giuridico. Ci si interroga, dunque, sulle conseguenze dell’estromissione del figlio dal nucleo fondativo naturale, figlio che privato della consapevolezza circa le proprie origini, diventa ignaro strumento per la costruzione di un nuovo paradigma sociale.
Il Prof. Paolo Armellini, già presente nel primo incontro culturale del venerdì, ha sottolineato che il volume sulla maternità, edito dal CSFI a cura di Roberta Fidanzia, costituisce -nel dibattito attuale sul destino del femminismo- l’apertura di una prospettiva consolidata ma sempre nuova, che valuta e considera aspetti essenziali della questione del transumanesimo e della crisi della cultura post-strutturalista all’interno delle nuove teorie sul femminismo. Molte teorie cyborg e queer (Haraway, Butler e Braidotti) rappresentano il tentativo di legare il femminismo alla tecnoscienza, al fine di slegare la dimensione materna dal corpo femminile. In questo la tecnica aiuterebbe, a loro dire, le donne a superare la visione patriarcale che le opprime per affermare le proprie rivendicazioni di emancipazione decidendo la loro funzione sessuale secondo le diverse circostanze della vita di ogni persona che può decidere così il proprio destino con l’aiuto della tecnica (procreazione assistita, gestazione per altri, ecc.), indipendentemente dall’identità di genere. Questa visione improntata ad un neomaterialismo va incontro a conflitti e contraddizioni, come quello di formare una civiltà non più basata sull’appartenenza duale e sessualmente definita dalla natura nel genere umano, ma immaginando anche una dimensione illimitata della libertà, che supera la dimensione naturale e corporea della costituzione degli individui.
Si è soffermato, successivamente, sulla figura di Christine De Pizan che aveva già nel 1400 indicato alcune ragionevoli idee sul femminismo del futuro. Scrivendo nella Città delle Dame una sorta di manifesto umanistico del femminismo, in cui non solo va storicamente demitizzata l’immagine letteraria della donna fragile e poco sviluppata intellettualmente avanzata dalla secolare cultura misogina, sostiene anzi che la visione armonica e fondata sulla cura per gli altri introdotta dalla sensibilità femminile non solo non è in contraddizione con la razionalità ma la accresce e la sostiene mutando la prospettiva che le dame debbano organizzarsi lasciando alla cultura del futuro un’educazione aperta ad aspetti spesso poco considerati per l’indirizzo maschilistico della ideologia prevalente.
Nei saggi successivi si è poi evidenziato come la modernità prometeica abbia di fatto condizionato la cultura giuridica degli stati moderni con le legislazioni riguardanti l’aborto e la procreazione medicalmente assistita, insieme alla “gravidanza per altri”, che costituiscono dei veri rompicapo per chi deve regolare nuovi fenomeni sociologici legato alla distinzione fra paternità biologica (Gestanti, ovociti e spermatozoi congelati) da quella di adozione.
A seguire, Maria Novella Campagnoli, Avvocato e Ricercatrice abilitata Professore associato di Filosofia del diritto, Informatica giuridica e Biogiuridica presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Roma “Tor Vergata”, nonché membro del Comitato degli Esperti del Centro Studi Femininum Ingenium, ha presentato i vari saggi contenuti nel libro curato dalla Dott.ssa Fidanzia, evidenziando che “Maternità. Prospettive e riflessioni al cuore del femminile” è un volume corale – scritto da studiose afferenti alle diverse discipline – che affronta, con un approccio originale e integrato, il delicato tema della maternità -non solo fisica, ma anche psicologica e relazionale- quale attributo proprio della femminilità.
Coniugando l’approfondimento scientifico e la fruibilità divulgativa che lo rende un testo godibilissimo e di piacevole lettura, il testo dischiude al lettore una nuova semantica della maternità. Una dimensione che non viene mostrata né come un “obbligo” sociale, né come una pretesa da soddisfare ad ogni costo. Al contrario, la maternità viene riaffermata ed esaltata nella sua portata più autentica: di attenzione, di accoglienza, di sostegno e di accudimento dell’altro/a, di qualunque altro/a, figlio/a, fratello/sorella, padre/madre, familiare o conoscente.
Senza trascendere in particolarismi e schieramenti ideologici, il libro veicola un messaggio decisamente chiaro e vibrante, che invita ogni essere umano a riscoprire e soprattutto a valorizzare e a rispettare la “magia” del femminile.
In conclusione della Festa, il Centro Studi Femininum Ingenium, ha ringraziato il Sindaco di Pomezia, Veronica Felici, che ha sostenuto fortemente il progetto dei festeggiamenti tradizionali di San Benedetto, invitando personalmente lo storico Comitato San Benedetto, composto dal Presidente Antonio Panaccione, Elena Vitale, Stefano Corruccini e Giovan Battista Maura (Nanni), a tornare ad organizzare la festa come si faceva anni fa e come anche il Sindaco stesso l’ha vissuta sin da quando era bambina.
L’appuntamento è al prossimo anno!